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Spesso i nostri clienti ci chiedono come effettuare le prove di stabilità dei loro prodotti farmaceutici, alimentari e cosmetici, quali sono le normative che devono seguire, come effettuare praticamente i test e come impostare eventuali programmi di lunga durata.
In questo articolo affronteremo diversi temi specifici legati alle prove di stabilità e vi aiuteremo a comprendere meglio come effettuare le prove, con interessanti approfondimenti sui test di stabilità.
Le camere climatiche per test di stabilità vengono utilizzate per simulare diversi valori di temperatura, di umidità e di luce, a seconda dell’applicazione o delle normative da rispettare. Le camere climatiche, che prendiamo in esame sono di un costruttore rinomato come Binder e vengono progettate e assemblate in Germania. Queste camere rispettano le condizioni prestabilite per i test di stabilità su diversi campioni, considerando che anche la luce può incidere negativamente sul prodotto, e quindi essere determinante sui test da effettuare. La camera climatica per test di stabilità viene utilizzata molto frequentemente per prove di lunga durata, mantenendo la temperatura e l’umidità stabili per un lungo periodo; idonee per prove di fatica di campioni, test sui materiali, test di invecchiamento e per poterne anche definire la vita di stoccaggio.
Per funzionare correttamente e per lunghi periodi, la camera climatica deve essere progettata con con materiali di qualità. Il perfetto funzionamento della camera è quindi garantito dalla costruzione dei diversi componenti dell’apparecchiatura, dove Binder garantisce elevati standard di qualità produttivi per generare e mantenere i nel tempo i valori di Temperatura e Umidità costanti con programmi personalizzati ed eventuali rampe programmabili, per riprodurre in modo impeccabile i parametri di temperatura e umidità dell’aria.
Il sistema climatico e di raffreddamento per garantire valori stabili di temperatura e umidità, deve essere perfettamente armonizzato in tutte le sue parti e avere una circolazione uniforme dell’aria, sia lungo le pareti laterali che sul piano carico del vano interno. Indipendentemente dalla quantità e dalle dimensioni del campione le condizioni climatiche devono sempre rimanere uniformi e, per questo motivo, l’omogenità dei parametri all’interno della camera climatica è essenziale per la totalità dei campioni, sopratutto nei test di lunga durata che ottemperano alla BPL (Buona pratica di Laboratorio). L’omogeneità viene assicurata da un sistema di riscaldamento di precisione abbinato ad una refrigerazione a compressore con un dispositivo di sicurezza indipendente, che segnala eventuali danni tramite allarmi ottici ed acustici.
Attraverso un perfetto sistema di deumidificazione e umidificazione dell’aria regolato da un microprocessore, la camera climatica garantisce alti standard di stabilità, precisione, tempo di reazione e recupero (dopo l’apertura della porta) e, i risultati dei test sono conformi alla direttiva internazionale FDA. L’umidificatore a vapore combinato con un sensore di umidità capacitivoè molto stabile e privo di deriva. L’umidificatore deve funzionare con acqua distillata a bassa conducibilità e, attraverso un addolcitore (Binder pure acqua) si collega all’acqua di rete o con taniche a bordo macchina, tramite un sistema di alimentazione Plug and Play, molto semplice da utilizzare, con possibilità di allacciamento idrico anche ad impianti interni di produzione dell’acqua.
Le camere climatiche per test di stabilità Binder KBF e KMF, hanno un sistema di regolazione molto affidabile, assistito da un versatile display touch-screen per effettuare controlli in tempo reale su tutti i valori delle misurazioni effettuate e scaricarle immediatamente su una chiavetta USB. L’interfaccia di rete, permette inoltre di collegare la camera climatica in un network di monitoraggio di tutte le apparecchiature collegate e da tenere sotto controllo. Inoltre, la camera garantisce la veridicità delle misure, ottomperando alle specifiche FDA, BPL e GMP. Le camere climatiche Binder dispongono di un datalogger digitale che controlla i limiti di soglia preimpostati, e garantisce elevati standard di sicurezza durante tutto il processo.
Al momento abbiamo descritto in linea generale e sintetica quali parametri entrano in gioco nei test di stabilità sui materiali. Entrando un pò più nel dettaglio, vi ricordiamo che per per poter validare e utilizzare i risultati del test di stabilità bisogna garantire umidità e temperatura costante durante tutto il ciclo di lavoro. Siccome anche le influenze esterne possono falsare il risultato, per poter garantire dei cicli di test ripetibili ed affidabili sono state determinate delle prove di stabilità che si suddividono in 4 moduli: Test di lunga durata, prova di stabilità on-going, prove di durata accellerata e prove di fatica.
Procedura per l’osservazione dei farmaci in condizioni reali. I prodotti e/o campioni sono testati a stabiliti valori di temperatura e umidità relativa. I principi attivi, dei farmaci, sono testati durante lo staccaggio all’interno della camera climatica. In base al campione da analizzare, il test ha una durata prestabilita e talvolta può durare anche alcuni anni.
Con questa procedura si verifica che il campione sia in grado di mantenere la qualità anche oltre la data di scadenza. Le linee guida vengono fornite da GMP, e richiedono un’analisi ininterrotta del campione che si trova già sul mercato. Questo test di stabilità sui campioni, garantisce che la qualità del farmaco non venga meno dopo la sua commercializzazione.
Con questa procedura si simula l’invecchiamento in dei farmaci, con intervalli di tempo abbrevviati. Durante il test d’invecchiamento accellerati, i farmaci ed i campioni vengono esposti a temperature più elevate rispetto e quelle standard. In questo modo, dopo un periodo molto breve, per esempio di sole 6 settimane di test, si può simulare il comportamento che il campione avrebbe in condizioni normali dopo un anno.
Questa è una prova di stabilità, effettuata in condizioni estreme, per esempio di 60°C e 60% di umidità relativa. La prova viene solitamente eseguita nelle fasi iniziali dei test di stabilità del principio attivo del farmaco, per decidere preventivamente il metodo di lavoro e lo studio più appropriato. Nonostante il test di fatica sui farmaci sia descritto rigorosamente nella direttiva ICH Q1A, non tutte le camere climatiche possono effettuare prove di fatica. Le Binder Serie KBF sono adatte per tutti questi test.
Per ottenere l’autorizzazione alla commercializzazione dei farmaci le aziende devono effettuare test e prove esaustive dei loro prodotti con le camere climatiche di stabilità. Il test di stabilità avviene in uno specifico lasso di tempo, con parametri di simulazione predefiniti e determina la durata del farmaco. La simulazione è relativa allo stoccaggio dei farmaci ad una temperatura ambiente compresa tra 8°C e 25°C, al cui termine della prova l’analisi del farmaco dovrà confermare un contenuto almeno pari al 95% di principio per essere omologato.
Nella medicina d’urgenza i farmaci vengono utilizzati in zone climatiche estreme, perciò le prove di stabilità con temperature ambiente non forniscono dati attendibili e/o sufficienti sulla durata del farmaco. In questo caso i farmaci dovranno avere il principio attivo “pieno” sia ad alte temperature, che a basse termperature, perciò, bisogna tenere in considerazione la indicazioni designate nel congresso Internazionale di Armonizzazione delle prove, dove è indicato che la prova regolare va integrata con prove di fatica. Le prove di fatica raggiungono temperature a +50°C, fredde ed oscillanti, e con esposizione UV. Solo effettuando una prova di fatica con queste caratteristiche è possibili simulare lo stoccaggio dei medicinali in condizioni outdoor. Ossidazione, idrolisi e decarbossilazione sono reazioni chimiche che contribuiscono al processo di deterioramento dei medicinali in condizioni climatiche o di luce estreme, grazie alle prove di fatica è possibile determinare se il farmaco è resistente o no in condizioni climatiche estreme. Binder in questo caso ha progettato varie camere climatiche, che in base al modello, ottemperano queste direttive, con prove di fatica complesso con dosaggio di luce preciso. Ricordiamo che lo studio dei medicinali, in condizioni climatiche estreme, è fondamentale nei settori: Turistici, Spedizioni, Esercito e organizzazioni umanitarie.
Vi sono alti standard di qualità per la produzione e la rivendita di preparati cosmetici, in questo settore è fondamentale la prova di stabilità del prodotto che consente di analizzare in modo preciso e di trarre conclusioni precise su fattori rilevanti per la salute del consumatore. Il test nella camera climatica adatta per stabilità avviene tramite parametri definiti quali: temperatura, umidità relativa e luce, il test determina il comportamento dell’ingrediente durante il periodo predefinito. Il risultato del test stabilisce la durata (non dannosa per il consumatore) e le indicazioni di stoccaggio. Per far si che il test affermi con esattezza se un prodotto e/o ingrediente conservi la qualità per tutto il periodo di validità bisogna effettuare studi costanti, con pianificazone precisa del test e vincoli di stoccaggio da precisare. Le condizioni climatiche variabili, i mercati di destinazione e le prove di stabilità vengono delineate dalle direttive ICH Q1A-Q1F.
Al contrario delle prove di stabilità non vi sono standard internazionali per il test di immagazzinamento, perciò, i parametri vengono definiti dal produttore per una valutazione precisa della qualità di aziende responsabili.
Esempio: Per le matite cosmetiche viene imposta una procedura di prova. La matita viene stoccata per oltre 12 settimane a temperature oscillanti comprese tra i 5°C e i 50°C, successivamente viene eseguito un test sulla mina della matita. Le prescrizioni GMP, delineate per il settore cosmetico, sono obbligatori e quindi vincolanti per i produttori, infatti, sono state definite tutte le fasi di lavorazione del processo di produzione di prodotti cosmetici.
Il test si focalizza sul consumatore dei prodotti cosmetici. Durante il test di stabilità in uso i campioni vengono aperti e prelevati determinate quantità, come avviene dal consumatore in modo consueto. In seguito al test di stabilità, vengono svolti studi chimici e microbiologici da cui risulta la durata in uso. Il test viene prescritto nella direttiva CPMP/QWP/2934/99 dall’EMEA.
Solitamente nell’industria alimentare si passa da sostanze artificiali a sostanze naturali. I produttori di generi alimentari valutano la durata del prodotto in condizioni reali. Durante il processo, i produttori, trovano degli ostacoli, dovuti al continuo inserimento di prodotti nuovi e concorrenziali nel mercato. Vi è molta pressione temporale, per stare a passo con la concorrezza, perciò, spesso non è possibile testate la scadenza del prodotto in condizioni di tempo realistiche. A questo proposito sono stati delineate i test di durata accellerata, che vengono utilizzate come metodo indiretto per la misura della stabilità dell’alimento, sono meno complicati e dispendiosi rispetto ai test di stabilità a lunga durata. Con alcuni modelli di camere climatiche Binder è possibile testare generi alimentari, che vengono sottoposti a temperatura ed umidità diverse, con intervalli di tempo differenti. Gli alimenti, inoltre, vengono sottoposti a test di fotostabilità, nei quali viene misurata l’influenza della luce sull’alimento. Stabilità, tonalità e conservabilità, degli alimenti, devono essere esaminate in base ai comportamenti climatici specifici del paese.
Negli ultimi anni, nell’industria automobilista, predomina sempre di più l’impego della sensibilità al tatto. Durante gli scorsi anni si è constatato in molti caso che le pellicole touch cedessero nei test sulle condizioni climatiche, e che si formassero bolle nella superficie di separazione. A tal proposito la soluzione indicazo è una sostanza adesiva alternativa, solitamente viene consigliato il plasma a pressione atmosferica. Le pellicole sono sottoposte a prove di fatica. Le prove di fatica simulano il comportamento a lungo termite del prodotto, in condizioni climatiche estreme. Viene testata l’aderenza delle piccole incollate, il test dura 100 ore a 85°C, con un umidità relativa dell’85%.
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